Critica classica Festival Barocco Napoletano
… Pubblico numerosissimo ed entusiasta, che si è prodotto in lunghi e scroscianti applausi, a suggellare il successo della serata conclusiva, degno coronamento di una stagione che ha proposto un’ampia panoramica barocca…
[Critica Classica 4 giugno 2018]
Il Festival Barocco Napoletano chiude in grande stile nel segno dell’ “Artaserse” di Metastasio
L’appuntamento conclusivo del Festival Barocco Napoletano ha visto l’Ensemble “Accademia Reale”, diretto da Giovanni Borrelli, ed il soprano Angela Luglio, confrontarsi con alcuni brani legati all’Artaserse di Metastasio.
Scritto dal letterato nel 1730, poco prima di lasciare Roma, alla volta di Vienna, “Artaserse” conobbe una novantina di versioni, dovute a quasi altrettanti autori, che talora si allontanarono dalla trama originaria. Probabilmente il segreto del successo di questo, come di gran parte dei libretti di Metastasio (a parte il valore intrinseco delle rime), dipendeva da una sorta di schema, ripetuto a prescindere dalle vicende narrate, che andava incontro sia ai gusti del pubblico, che alle velleità divistiche del sopranista di turno. Tanto per fare un esempio, le “arie di bravura”, sulle quali i cantanti costruivano i loro successi, erano inserite prevalentemente nella scena conclusiva dell’atto, in modo tale che, calando poi il sipario, il pubblico potesse applaudire a piacimento l’artista. Ritornando al concerto, preceduto da una dotta ed esauriente presentazione curata dal professor Massimo Lo Iacono, due erano i “drammi per musica” presi principalmente in considerazione: l’ “Artaserse” di Johann Adolf Hasse (1699-183), che esordì al teatro veneziano di San Giovanni Grisostomo (oggi Teatro Malibran), nel febbraio del 1730, in pieno carnevale, e l’ “Artaserse” di Leonardo Vinci (1690-1730), allestita poco meno di una settimana prima al Teatro delle Dame di Roma.
Al primo apparteneva la Sinfonia di apertura e l’aria di Artaserse “Pensa che l’amor mio”, mentre la versione di Vinci era rappresentata da “Per pietà, bel idol mio non mi dir ch’io sono ingrato” (aria di Artaserse, dal primo atto), “Perché tarda è mai la morte” (aria di Arbace, dal terzo atto) e, come gran finale, la celeberrima aria di Arbace “Vo solcando un mar crudele”, posta a conclusione del primo atto. Il programma si completava con “Se al labbro mio non credi”, dall’ “Artaserse” datato 1734, di Riccardo Broschi (1698-1756), che segnò il debutto londinese del fratello Carlo, più noto come “Farinelli”, e dalla Sinfonia appartenente ad un nuovo adattamento di Hasse, che fu proposto al Teatro di San Carlo nel 1760.
Nel complesso un programma interessante e brioso, che ha evidenziato innanzitutto la bravura e l’estrema versatilità del soprano Angela Luglio nell’interpretare pezzi che, non dobbiamo dimenticarlo, vennero scritti per le particolari vocalità dei “castrati”. In particolare, l’Artaserse “romano” si avvaleva della presenza d i Raffaele Signorini, Giacinto Fontana, detto “Farfallino” e Giovanni Carestini, mentre quello “veneziano” rispondeva con “Farinelli”, Nicolò Grimaldi (“Nicolini”) e Castorio Antonio Castori.
Bravi anche i componenti dell’ensemble Barocco “Accademia Re ale”, formato nell’occasione da Giovanni Borrelli (violino barocco di concerto), Isabella Parmiciano (violino barocco), Carmine
Matino (viola barocca), Francesco Scalzo (violoncello barocco), Michele Del Canto (contrabbasso) e Tina Soldi (clavicembalo), che hanno eseguito le due Sinfonie e ben supportato il soprano.
Pubblico numerosissimo ed entusiasta, che si è prodotto in lunghi e scroscianti ap plausi, a suggellare il successo della serata conclusiva, degno coronamento di una stagione che ha proposto
una ampia panoramica barocca, tenendo costantemente presente gli indispensabili riferimenti napoletani.
Chiudiamo ringraziando tutti gli interpreti, che si sono avvicendati sulla prestigiosa (anche se acusticamente problematica) ribalta della Sala del Toro Farnese del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, contribuendo alla buona riuscita dell’intera rassegna e, naturalmente, il direttore Paolo Giulierini, che ha ospitato per il secondo anno consecutivo il Festival.
Infine, un plauso particolare va ai due fautori della manifestazione, i l dottor Massimiliano Cerrito, presidente dell’Associazione Festival Barocco Napoletano, che si è occupato della parte
organizzativa, ed il maestro Giovanni Borrelli, responsabile della direzione artistica. Appuntamento al prossimo anno, per la terza edizione, che potrebbe segnare una s volta dal punto di vista della location, sempre in ambito museale, ma forse è ancora prematuro parlarne.